🚀 GM Picks 63 - Strategia: 4 fasi per un'esecuzione perfetta
E l'addio all'Italia di Domino's Pizza
Oggi parliamo di strategia. Tutte le aziende la fanno, ma non tutte riescono a metterla in esecuzione correttamente. Vediamo come possiamo migliorare questo aspetto, naturalmente se avete dei dubbi… contattatemi! Poi qualche riflessione sull’abbandono di Domino’s Pizza e come sempre tante altre piccole perle.
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Strategia: 4 fasi per un’esecuzione perfetta
La messa in esecuzione della strategia è una fase complessa per qualsiasi organizzazione. Quasi tutte le aziende sono in grado di elaborare una strategia, ma ben poche sanno come padroneggiare esattamente la sua messa in esecuzione, anche perché l’esecuzione non è istantanea ma sviluppa nel tempo.
In definitiva, l'esecuzione della strategia è il modo in cui il processo decisionale viene allineato alle priorità strategiche di un'organizzazione: si tratta di raggiungere gli obiettivi in tempo, sul target e sul budget: nessuna componente dell'esecuzione della strategia può quindi essere trascurata.
Pianificare la strategia significa determinare la direzione dell’organizzazione, mentre l'allineamento e l'attivazione sono le impostazioni tattiche per collegare la strategia all'esecuzione. L'esecuzione, la valutazione e l'adattamento della strategia riguardano il mantenimento continuo della connessione tra team e decisori ad ogni livello.
Come si fa?
Tra le 4 componenti di esecuzione della strategia - pianificazione, allineamento, esecuzione, valutazione e adattamento - ci sono molte aree grigie che possono portare a una serie di problemi, è quindi essenziale definire tali aree e colmare le lacune informative per far scorrere il tutto al meglio.
1. Pianifica
Avere un piano e creare una strategia informata e orientata ai risultati
Rimuovi i silos dal processo di creazione della strategia e pianifica apertamente con il tuo team. Una strategia più visibile all’organizzazione può essere più facilmente analizzata, criticata e migliorata prima di essere implementata. Inoltre, un approccio informato alla strategia crea un maggior impatto nell’organizzazione.
2. Allinea e attiva
Attivare un processo decisionale con definizioni chiare di successo
Allineare i team alla strategia è un passaggio essenziale per garantirne una corretta esecuzione: tutti devono andare nella stessa direzione. Per far questo non è sufficiente una riunione di presentazione, ma è necessario allineare alla strategia anche tutti gli strumenti aziendali, coordinare i team sulle metriche e sviluppare contributi incentrati sui risultati. Quando tutti sono allineati sui risultati dobbiamo anche assicurarci che i KPI usati per misurare il raggiungimento degli obiettivi siano ben chiari. A questo punto possiamo attivare il team.
3. Esegui
Svolgere le attività senza interruzioni, con un focus costante sulla missione aziendale
Per mettere correttamente in esecuzione la strategia, sono necessari due ingredienti segreti: trasparenza e fiducia. Essi garantiscono la creazione di valore da parte di tutti i membri del team. Avere una valida cultura condivisa aiuta molto, purtroppo la cultura è trascurata da molte aziende perché è poco tangibile, ma gli effetti di una buona cultura aziendale si fanno vedere in tutta l’organizzazione, ve lo assicuro! Con il giusto procedimento sarà possibile creare un vero impatto, garantendo la coerenza nell'esecuzione.
4. Valuta e adatta
Capire cosa funziona e cosa no e apportare modifiche rapidamente
La strategia è qualcosa di vivo e la sua esecuzione è complessa in quanto è necessario coordinare una moltitudine di attività. Per questo è necessario valutarne costantemente la corretta esecuzione utilizzando cicli di feedback relativi ai risultati chiave e KPI. In questa fase sono molto utili dei software che permettono di tracciare gli sviluppi dell’esecuzione, monitorare i progressi e a spostare le risorse verso le azioni che portano ai risultati giusti. Cambia quando necessario, concentrati su ciò che funziona e fallo più velocemente, questo ti aiuterà molto.
La “sconfitta” italiana di Domino’s Pizza
Domino’s Pizza è un gigante del food americano, fondata nel 1960 in Michigan, è cresciuta fino ad avere 11.000 pizzerie in 70 paesi del mondo. L’azienda è arrivata in Italia nel 2015 e ha iniziato le attività con una prima pizzeria a Milano, a cui hanno fatto seguito altri locali fino ad arrivare a 27 locali in varie località in Italia. Pensate che al debutto l’obiettivo consisteva nell’apertura di ben 900 locali.
Per competere sul mercato italiano avevano proposto due linee di pizza: Italian Traditional, che si atteneva agli ingredienti della tradizione italiana e Domino's Legend, che comprendeva reinterpretazioni americaneggianti come la Pepperoni Passion e la Hawaiana, la terribile pizza con l’ananas 😱.
Nonostante una potenza di fuoco non indifferente, il colosso Usa ha chiuso tutti i suoi 27 punti vendita italiani a partire dalla metà di luglio. Già nel mese di aprile il master franchising per l’Italia, Epizza di Milano, aveva fatto ricorso alla procedura concordataria, poi sfociata nel fallimento, sancito dalla Magistratura.
Cosa non ha funzionato?
Le cause sono molte, proviamo ad elencare qualche informazione di scenario per capire il mercato in cui si è collocata Domino’s.
Il mercato italiano è molto affollato, ci sono più di 45.000 pizzerie mentre in USA 90.000. Ciò vuol dire che c’è una pizzeria ogni 1333 abitanti in Italia e una pizzeria ogni 3650 abitanti in US. Capite bene che la concentrazione (e quindi la competizione) è pazzesca, specie nelle città.
Il mercato è molto competitivo, con prezzi molto variabili tra le pizzerie più scarse e quelle gourmet. Insomma, c’è una margherita per tutti.
In Italia, un marchio americano di pizza (che fa la pizza con l’ananas!) appare quasi blasfemo. L’effetto novità può sgonfiarsi in fretta.
La pizza più venduta in Italia è la pizza margherita, inno alla semplicità: solo due ingredienti, pomodoro e mozzarella e due foglie di basilico. Una pizza così essenziale richiede materie prime di qualità e grande sapienza, tutto il contrario delle pizze ultra farcite all’americana.
L’Italia è il luogo dei regionalismi e anche la pizza è sottile e croccante, morbida e soffice, con il ripieno di ricotta, ecc. Per non farci mancare niente, a Roma hanno la pinsa. Una pizza uguale per tutti non va bene.
Il servizio a domicilio, una delle carte vincenti di Domino’s, è un servizio azzoppato in Italia, sia perché praticamente tutte le pizzerie nelle principali città fanno da molto tempo servizio a domicilio, sia perché sono esplosi i servizi di delivery che permettono a tutti di fare consegne
Dopo la pandemia, gli italiano sono tornati a frequentare i locali (gli italiani amano i ristoranti e le pizzerie!), ma il DNA di Domino’s sono la consegne a domicilio e il take away, insomma Domino’s non è un locale dove andare a cena e questo è un problema.
Ora, dopo aver letto le info che vi ho dato, voi aprireste una catena di pizza americana in Italia? Il sogno americano è vendibile anche nel food?
Probabilmente no.
E qui c’è già una prima risposta: finito l’effetto novità si torna alla pizzeria sotto casa. Inoltre, viste le caratteristiche del mercato, probabilmente sarebbe stata necessario un adattamento della strategia e dei processi, che in parte è stato fatto con i due tipi di menu, ma ovviamente la localizzazione non è mai facile in una multinazionale americana con processi iper standardizzati e non si può cambiare il DNA del brand.
Probabilmente il destino era segnato sin dall’inizio.
News selezionate per te.
Ecco una selezione di notizie trovate in rete:
Il progetto Apple Car non è morto, ma continua a svilupparsi sotto i radar. L’azienda di Cupertino ha 97 posizioni aperte su questo progetto. Nel frattempo, parte della conoscenza acquisita è finita nel crash detector di Apple Watch e iPhone. Siete stupiti?
👉 LinkImmagino che conosciate Onlyfans, la piattaforma dove i creator si fanno pagare dai fan per rilasciare contenuti, molto usata per scatti hot e video pseudo porno. In pochi sanno che il proprietario di Onlyfans, Leonid Radvinsky, ha guadagnato 500 milioni di dollari negli ultimi due anni!
👉 LinkUber Eats inizierà a consegnare i suoi pacchi con i veicoli a guida autonoma di Nuro. La sperimentazione inizierà in Silicon Valley e a Houston e i fortunati clienti di Uber Eats potranno ricevere i loro pacchi consegnati da questi furgoncini totalmente autonomi. Potrebbero mai funzionare nel caos italiano?
👉 Link
Il libro della settimana: The Hard Thing
The Hard Thinks About Hard Things, Building a Business When There Are No Easy Answers.
I consigli di un guru della Silicon Valley su come gestire un’impresa che voglia fare innovazione. Horowitz analizza i problemi da affrontare quotidianamente, condividendo le intuizioni che ha acquisito sviluppando, gestendo, vendendo, acquistando, investendo e supervisionando aziende tecnologiche.
Lo strumento della settimana: Txtmoji
Dopo tanti strumenti seri, oggi vi presento uno strumento divertente. Txtmoji è un sito dove potete criptare con password dei messaggi di testo e trasformarli in una serie di emoji. Poi potete inviare il testo ai vostri amici e loro, conoscendo la password, potranno decrittare il vostro messaggio.
Cosa ho scritto? Scopritelo voi, la password è 1234
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The end.
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