In questa Newsletter si parla di Smart Working e del fallimento di Fenty Fashion, l’estensione di linea del brand di Rihanna in collaborazione con LVMH.
In fondo alla newsletter c’è una sorpresa, il mio primo video su YouTube. Parlo di rebranding, raccontando quello che ho scritto qui un paio di numeri fa.
👉 Iscrivetevi qui: https://www.youtube.com/giacomomelani
😱 Perdonatemi, è la regola di YouTube, i primi video fanno schifo ma poi si migliora, per questo motivo vi chiedo di iscrivervi al canale e fare like. Poi, vi chiedo anche di dirmi cosa ne pensate, solo così potrò migliorare rapidamente. Grazie!
Buona lettura!
Smart Working: è arrivato per restare
Il 2020 è stato per le aziende una specie di anno zero. Moltissimi si sono “scontrati” con l’improvvisa necessità di passare al digitale. In quattro e quattr’otto , in pieno lockdown, se volevano continuare l’operatività dovevano passare a quella modalità lavorativa che in Italia ha preso il nome di “Smart Working” anche se in altre parti del monto lo hanno chiamato più semplicemente “Remote Working” perché il lavorare da casa non è sempre così smart.
La corsa alla digitalizzazione ha costretto molti a trovare soluzioni raffazzonate, in cui di digitale c’erano solo le riunioni zoom e l’uso della mail. Con il passare del tempo, però sono stati scoperti molti lati positivi di questa nuova modalità lavorativa e si è iniziato a pensare allo Smart Working come una soluzione strutturale e non più soltanto come un provvisorio escamotage al lockdown.
Lo Smart Working, se ben organizzato, può essere un vantaggio sia per l’azienda che per il lavoratore.
👉 Un sondaggio sul lavoro a distanza mostra che il 73% dei dipendenti vorrebbe lavorare in remoto almeno due giorni alla settimana, anche una volta superato il problema COVID-19. Allo stesso modo, il 55% dei dirigenti è disposto a migliorare le possibilità per i dipendenti di lavorare fuori dall’ufficio.
Naval Ravikant, fondatore di AngelList, ci ricorda che “La visione del lavoro da remoto come categoria separata rispetto a quello tradizionale è destinata a finire nel giro di un decennio o due. Gli strumenti non sono ancora sufficienti per effettuare questa transizione, ma migliorano giorno dopo giorno. Saremo partecipi di un’era in cui le aziende assumeranno soltanto per lavori da remoto, ci dobbiamo preparare a questo scenario, anche se ci vorrà del tempo. Sarà un processo lungo e a tratti doloroso, ma è ormai inarrestabile”.
Questo significa che lo Smart Working è parte integrante di un nuovo modello organizzativo che vede la progressiva smaterializzazione di molti processi aziendali con modifiche strutturali ad intere parti dell’organizzazione aziendale.
Il problema è come affrontare questo percorso. Vi lascio 5 temi su cui riflettere.
Strategia e modello operativo. Occorre ripensare alla strategia e al modello operativo adottato, identificare le parti che possono essere messe in remoto e quelle che invece devono rimanere in azienda. Capire gli sviluppi dell’online nel futuro prossimo.
Organizzazione e processi. Quali parti dell’organizzazione possono lavorare in remoto? Quali possono lavorare sia da casa che in ufficio? Quali processi hanno bisogno della presenza in ufficio? Digitalizzando i processi si possono liberare risorse in smartworking (nota: se l’amministrazione ha tutto su carta, come faccio a farla lavorare da casa?) ma i processi vanno ridisegnati pensando al futuro e non cristallizzando il presente. Di conseguenza ci potranno essere sensibili cambiamenti al modello organizzativo aziendale, pare strano avere la stessa organizzazione di dieci anni fa per affrontare i problemi di domani.
Meccanismi di controllo. Lavorare in Smart Working vuol dire avere persone che non sono più misurate sul tempo di lavoro, sul controllo “fisico” della presenza alla scrivania, ma sulle attività svolte e sui risultati raggiunti. Occore cambiare questi meccanismi per non creare cortocircuiti nei processi di controllo e premialità e quindi influenzare negativamente le prestazioni del collaboratore. Ci sono nuove metodologie (es. OKR) che funzionano perfettamente nel nuovo contesto.
Cultura. Ci vuole una cultura specifica, soprattutto da parte del management che deve imparare a guidare una squadra che non è più nell’ufficio accanto. Lo stile di management deve cambiare, occorre crescere nella leadership, diventare motivatori e aiutare i propri collaboratori ad agire di conseguenza. Lo Smart Working richiede molta iniziativa personale. In questo articolo trovate 5 consigli di leadership per gestire lo smart working.
Tecnologie e formazione. Tutto bello, ma senza gli opportuni investimenti in tecnologie e un’adeguata formazione non riusciamo ad andare molto lontano. Gli investimenti non riguardano soltanto la digitalizzazione dei processi interni o la creazione di una infrastruttura IT adeguata, ma anche le dotazioni dei propri collaboratori che non sono tenuti ad avere pc o postazioni adeguate a casa (portatili, webcam, connessioni.. in alcuni casi sedie da ufficio). E’ quindi necessario fornire gli opportuni strumenti di lavoro da remoto. Inoltre c’è bisogno di formazione per l’uso corretto dei nuovi strumenti digitali, app e softweare che vengono adottati. Non tutti sono esperti di Slack e simili.
La formazione è essenziale anche per motivi di sicurezza. I collaboratori che accedono e collaborano da remoto devono osservare opportune buone pratiche di comportamento ai fini della sicurezza aziendale. Questo è ancora più importante quando accedono ai sistemi aziendali da casa o con disponitivi personali.
Non temete, questo piccolo investimento in attrezzatura sarà ampiamente ripagato dal miglioramento delle prestazioni lavorative di tutta l’azienda.
Qui un articolo su Medium con alcuni miei approfondimenti.
Fenty: quando soldi e fama non bastano
Il caso Fenty è un caso molto interessante nel mondo della moda.
Fenty by Rihanna nasce nel maggio 2019 quando la pop-star annuncia l’inizio delle attività della sua maison di fashion luxury in collaborazione con LVMH.
Fenty è un marchio di abbigliamento moda legato alla cantante che ne è la testimonial, ma a differenza di Fenty Beauty e Fenty Skin, i due brand che si occupano di cosmetica e che vanno alla grande, questo è stato un vero flop. Il brand ha interroto le attività sui social dal 1 gennao 2021 e l’ultima linea del marchio risale al novembre 2020 (co-lab di scarpe in collaborazione con la designer Amina Muaddi). Fenty chiuderà in Europa (in USA non sono sicuro) ad appena due anni dalla nascita.
Secondo Rihanna e i manager di LVMH il motivo del fallimento di questa iniziativa è la pandemia ma, pensandoci bene, sembra più una scusa perché altri marchi sono riusciti a lavorare bene in questo periodo e quelli con una forte propensione digitale sono addirittura cresciuti trainati dall’esplosione dell’e-commerce.
In realtà, questi risultati sono l’ennesima dimostrazione di cosa succede quando i manager prendono alla leggera il principio di estensione di linea.
Molto spesso, questi progetti di estensione sono fatti con lo stampino e, vedendo che un’iniziativa va bene in un settore, si tende a pensare che lo stesso meccanismo funzioni anche altrove. In questo caso l’estensione è passata dai prodotti di bellezza, (calibrati su chi ha la pelle scura, uno spazio di business molto interessante di cui Rihanna è testimonial naturale) al prodotto moda, che è un mondo totalmente diverso e dove Rihanna non ha un posizionamento specifico e non è riconosciuta come una trend setter. Non basta essere un personaggio famoso, devi essere posizionato sul quel mondo. E infatti, le fan che compravano (e comprano tutt’ora) i prodotti beauty, non hanno risposto al lancio di questa nuvoa iniziativa.
👉 Giusto per fare un esempio, un’extension di questo tipo fatta da Lady Gaga avrebbe avuto tutto un altro spessore perché, oltre ad essere una grande artista, è una riconosciuta icona di stile (e di provocazione). Non a caso è stata chiamata ad interpretare Patrizia Reggiani Gucci nell’omonimo film The House of Gucci, il nuovo film di Ridley Scott dedicato al delitto Gucci.
La dura legge del posizionamento ci ricorda che non sempre è possible valorizzare un brand in qualsiasi mercato. Il “brand” Rihanna ha funzionato molto bene nel beauty ma non nell’abbigliamento.
RIFLESSIONE:
Quando stai per lanciare una nuova attività sul mercato, prenditi il tempo necessario per fare le opportune riflessioni, supportate anche da test perché non ci sono soldi o fama per salvarti da un marchio con un posizionamento indefinito.
Link della settimana
Ecco una piccola selezione di notizie trovate in rete che mi sono sembrate molto interessanti:
Chernobyl, anno 35 dopo l’apocalisse. Le radiazioni sono ovunque ma le piante si sono riprese tutto. Un fantastico reportage fotografico.
(👉 Approfondisci)Farfetch, nota piattaforma e-commerce lusso, raggiunge la profittabilità dopo 12 anni (fatturato cresciuto a 1.7 miliardi di dollari)
(👉 Approfondisci)Una bella spiegazione sul NYTimes di come funziona il vaccino Johnson&Johnson che usa il DNA per agire. Ottimo esempio di come spiegare cose estremamente tecniche in modo chiaro e comprensibile a tutti (esempio ottimo per chi produce contenuti in aziende ad alta tecnologia)
(👉 Approfondisci)
Il libro della settimana
Il libro che vi propongo questa settimana è dedicato all’innovazione. Steven Johnson identifica i sette modelli chiave alla base della vera innovazione e li traccia attraverso il tempo e le discipline. Da Darwin e Freud a Google e Apple, Johnson indaga i centri di innovazione nel tempo e tira fuori gli approcci e le caratteristiche comuni che sembrano apparire nei momenti di originalità.
Steven Johnson - Where good ideas come from
Lo strumento della settimana
Vi segnalo Grain, un sito che permette di trascriverre i momenti salienti delle conversazioni su Zoom, utilissimo per le minute delle riunioni o comunque per trascrivere quanto detto, come interviste o simili. La cosa bella è che viene mantenuto il collegamento con il video, così da poter ritagliare quanto detto per, ad esempio, inviarlo a colleghi o clienti. Molto bello.
https://grain.co/
Quote
Questa settimana citiamo Walt Disney, una citazione che ha portato alla nascita di GM Picks e del mio canale YouTube:
The way to get started is to quit talking and begin doing. – Walt Disney
YouTube - 5 motivi per fare rebranding
Uno dei propositi per il 2021 era quello di avviare un canale YouTube dove parlare dei temi che mi interessano. Una sfida difficile tra costruzione dei contenuti, riprese e, sopratutto, montaggio. Cose che non ho mai fatto prima d’ora. Ma, ispirandomi alla citazione di Walt Disney presentata in precedenza, ho realizzato il mio primo video.
😱 Iscrivetevi, fate like e commentate, tutto aiuta per crescere rapidamente. Inoltre, scrivetemi pure per suggerimenti e consigli, sono ben accetti!
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This is the end, my friend
Anche per questa settimana finisce qui. Mi raccomando, siate curiosi, fatevi domande e commentate liberamente. Mi aiuterete a migliorare.
Giacomo
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